Nel cosiddetto progressismo non esiste alcuno spazio politico autonomo, poiché già ampiamente occupato da altri, oltre al fatto che il progressismo definisce un orizzonte politico tutto interno al capitale. La nostra via, invece, è nella trasformazione strutturale della società in senso socialista. Orizzonte politico, quindi, che prevede il superamento definitivo del capitalismo con la lotta di classe.
La lotta [di classe] dovrà essere su tre fronti (vale la pena ricordare “le osservazioni di Engels sull’importanza della teoria nel movimento socialdemocratico). Secondo Engels, esistono non due forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) – come si pensa abitualmente fra noi -, ma tre, ponendosi accanto a queste anche la lotta teorica”[1].
Da che cosa cominciare, quindi? Dal socialismo largo organizzato inteso come sistema della società strutturalmente alternativo al capitalismo. Dopo la disfatta della Comune di Parigi, Marx e Engels compresero, dopo una serie di valutazioni sullo stato della politica internazionale, che “non v’era altro da fare” che “un lento lavoro di organizzazione e di educazione”. Contestualizzando, potremmo affermare che, seppur lontani dalle cause e dagli effetti della Comune, ci troviamo anche noi in una sorta di anno zero, di nuovo inizio per il socialismo scientifico e riemerge, quindi, con forza la duplice funzione fondamentale del partito: educare ed organizzare. Educare per la formazione dell’identità culturale e politica socialista, ed organizzare gli iscritti per una efficace azione politica.
Prepariamoci, perciò, alle prossime tornate elettorali. Il Governo potrebbe cadere e si potrebbe andare a votare. Ciò significa che dovremo fare diversi passi in avanti in tempi strettissimi per essere protagonisti.
[1] V. Lenin, Che fare?, edizioni Lotta Comunista